Il lato positivo
Il lato positivo

20 persone raccontano come hanno lasciato un lavoro pessimo senza nemmeno guardarsi indietro

Sopportiamo situazioni spiacevoli nella speranza di ottenere qualcosa di meglio, in particolare sul lavoro. Cosa non si sopporta pur di ottenere un aumento o una promozione. Tuttavia, sono le circostanze spiacevoli a insegnarci il nostro valore e a stabilire dei limiti, e ci rendono più forti.

  • Ho lavorato in una concessionaria per 12 anni. Ho iniziato dal gradino più basso e ho fatto carriera fino a diventare capo ufficio. Un giorno il mio manager è stato licenziato e pensavo che mi avrebbero offerto il suo posto. Invece hanno assunto un amico del “grande capo”, uno che non sapeva nemmeno rispondere a una e-mail! Ha cercato di imparare tutto in fretta, per poi potermi licenziare.
    Quando me ne resi conto, smisi di aiutarlo e di darmi da fare, sperando solo che si decidesse a licenziarmi una volta per tutte. Poco dopo è stato licenziato lui! Io comunque me ne sono andato, mi sono messo in proprio e ora sono molto più felice! ©️ Cesar Augusto Legitimo / Facebook
  • Volevo chiedere al mio capo di darmi un part-time per un paio di settimane perché stavo per conseguire la mia seconda laurea. Per tutta risposta, lui mi ha appioppato degli straordinari perché una mia collega aveva bisogno di aiuto per finire il suo progetto in tempo: una che accampava sempre scuse, le “succedeva sempre qualcosa”, quindi qualcun altro doveva farsi carico del suo lavoro, facendo praticamente i salti mortali. Quel qualcuno ero io.
    Il capo poi mi ha chiesto di sostituire anche il nostro capo reparto, che era in totale burnout, e io l’ho fatto. La collega scansafatiche e un altro collega iniziarono pure a prendermi in giro. Il capo ha promosso poi lei a capo del reparto (il mio).
    Ho provato a resistere ancora un po’, ma ero anche io ormai in burnout. Ho chiesto di essere trasferita in un altro reparto. Il mio capo ha rifiutato e io mi sono licenziata. Una delle migliori decisioni della mia vita. E sì, sono stata un’idiota a sopportare quell’ambiente così tossico per anni.
    È stato uno dei miei primi lavori dopo l’università, uno di quei posti dove sembra che devi sentirti “grata” per l’onore di lavorare “per loro”. Oggi ho imparato la lezione. Ora ho un lavoro fantastico e un boss eccellente. La mia vita è migliorata del 200%.. ©️ tirali11 / Reddit
  • Mi ero candidata per uno stage e sono andata al colloquio. Una signora mi ha intervistato e mi ha parlato dello stipendio che avrei ricevuto. Benché basso, ho detto che comunque mi pareva buono perché era solo un tirocinio e avrei imparato molto lavorando nell’azienda.
    Mi ha detto che ero fortunata a ricevere dei soldi perché, ai suoi tempi, avrebbe pagato lei per avere quell’opportunità. Mi disse che mi avrebbe chiamato il giorno X, perché ero perfetta per quel posto. Sono passati mesi e non sono stata richiamata. Meglio così. ©️ Cassiane Sasset / Facebook
  • Ho seguito un corso di receptionist e l’agenzia di collocamento mi ha mandato a lavorare in uno studio medico. Me la cavavo molto bene e ho trovato subito un posto fisso in una clinica. Ben presto però ho scoperto che le infermiere non venivano pagate regolarmente, che non venivano fatturate le spese per le attrezzature e nemmeno offrivano sconti per i pendolari.
    Ho detto al mio capo che mi sarei licenziata perché non era un ambiente adatto a me. Con mia grande sorpresa, lui si era detto d’accordo con me. ©️ Tatiana Lustosa Dalallibera / Facebook
  • Ho lavorato con dei manager meravigliosi e con altri tremendi. Un giorno, dopo un turno di 12 ore in ospedale, avevo fatto visita a domicilio ad una mia paziente. Era mattina presto e avevo fame, così presi due banane dalla sua cucina. Il giorno dopo tornai a farle visita e la trovai su tutte le furie per il mio “furto”, disse così. Le confessai di aver mangiato due banane e rimasi letteralmente scioccato quando il giorno dopo scoprii che la mia anziana paziente aveva chiuso il frigorifero con un lucchetto. Le ho detto due paroline, ho preso la mia borsa e l’ho piantata in asso. A non riverderci mai più. ©️ Jack Carvalho / Facebook
  • Ho lavorato per un’azienda per cinque giorni; ho iniziato il lunedì e mi sono licenziato la settimana dopo. Il motivo: lo spogliatoio dei dipendenti allagato, non avevamo un posto dove cambiarci e il microonde non funzionava, quindi dovevamo mangiare tutto freddo. Nel frattempo, i dirigenti viaggiavano in elicottero!
    Ma la cosa peggiore è che, dopo aver un turno di 15 ore di fila, ho detto al mio manager che dovevo scappar via perché mia madre stava male. Lui mi ha risposto che non ero autorizzato a farlo. Gli ho fatto presente che la mia non era una richiesta, era solo una gentile informazione che gli stavo dando. Lunedì ho presentato la mia lettera di dimissioni. ©️ Wil Witmar / Facebook
  • Il taglio del 10% dello stipendio generale è stato annunciato durante una call a tutto lo staff. Poi hanno chiesto se c’erano domande. “Solo una, David. Dato che tutto il personale operativo sta subendo una riduzione del 10% dello stipendio, presumo che tu e tutti gli altri dirigenti stiate facendo lo stesso?”. Niente, solo silenzio.
    Una settimana dopo ho dato le dimissioni e ho trovato lavoro in un’azienda fantastica, dove sono rimasto per sei anni. ©️ Grunt0802 / Reddit
  • Quando ero una stagista in una grande azienda, mi hanno fatto rimanere dopo l’orario di lavoro per consegnare un rapporto urgente senza nemmeno chiedermi se potevo farlo. Hanno lasciato due di noi stagisti da soli a fare il lavoro, senza supervisione. Il giorno dopo ho ricevuto solo dei vaghi ringraziamenti. ©️ Marina Moghrabi / Facebook
  • Cercavo disperatamente un lavoro perché avevo un gran bisogno di soldi. Non potevo quasi più pagare per il cibo o le bollette. Un’amica mi aveva invitato a vivere a casa sua e poco dopo una scuola di lingue mi aveva chiamato per un posto di segretaria.
    Mi sono presentata all’orario stabilito. Ero abituata ai colloqui di lavoro, ma questo posto era diverso: io e un altro candidato dovevamo stare tutto il giorno alla reception accanto a un’impiegata. Eravamo rimasti fino alle 17.00 senza fare pause e senza imparare nulla.
    Ho fatto molte domande su come funzionavano le cose, ma l’impiegata sembrava ossessionata solo con la pulizia della scuola. Intanto stavo morendo di fame, ma potevo solo bere dell’acqua. Non ho fatto domande sul pranzo, sullo stipendio o sull’ora in cui sarebbe terminato il “colloquio di lavoro” perché comunque quel posto mi serviva disperatamente.
    Alla fine mi hanno detto: “Bene, è l’ora di chiusura. Abbiamo il suo numero e la chiameremo se necessario”. Non l’hanno mai fatto. ©️ Chilena Misora / Facebook
  • Ho lavorato in un negozio di alimentari in cui la proprietaria pensava di essere una specie di monarca assoluta. In piena alta stagione, con il locale a pieno regime, lei iniziò a urlare che gli ordini erano tutti sbagliati e a dare a tutti noi degli incompetenti. Ancora oggi mi chiedo come abbia fatto a lavorare tutto quel giorno da sola, preparando il pane, le torte, i dolci e i panini e, oltre a questo, servendo i clienti, preparando le ordinazioni e occupandosi della cassa.
    Questo perché un attimo dopo la sua sfuriata, tutti noi dipendenti ce ne siamo andati su due piedi. Il giorno dopo è venuta a scusarsi in lacrime, che soddisfazione! ©️ Andre Silveira Jr. / Facebook
  • Una volta ho lavorato per un’azienda che mi ha licenziato senza giusta causa e nemmeno avevano i soldi del mio TFR. Colpa della banca, mi hanno detto. Ho provato a ricontattare l’azienda diverse volte, senza successo. Allora ho deciso di ricorrere ad un avvocato e il giorno dell’udienza scopro che a rappresentare l’azienda c’era la nuora del proprietario. La quale ha detto al giudice che non avevo ricevuto il TFR perché non l’avevo chiesto. Peccato che il giudice avesse davanti a sé tutte le prove, nero su bianco, che l’avevo chiesto eccome. Incluse tutte le email con le patetiche scuse dell’azienda. ©️ Lwdy Martins / Facebook
  • Ho lavorato per un’azienda per sette anni finché è arrivato un nuovo manager che ha deciso di trasferirmi in un ufficio distaccato, molto lontano da casa. Mi ha detto che non c’era un motivo in particolare per trasferirmi, e che ero un’ottima dipendente. Semplicemente, ha deciso che fosse meglio così. Gli ho detto allora che preferivo essere licenziata, dato che avevo un bambino piccolo e non potevo spostarmi lontano da casa. Lui ha accettato le mie dimissioni senza batter ciglio. In seguito ho scoperto che si trattava di una strategia per convincermi ad accettare uno stipendio più basso. ©️ Luciana Vasconcellos / Facebook
  • L’azienda per cui lavoravo ha chiuso improvvisamente i battenti, dicendo che avrebbe riaperto in un’altra sede. Siamo rimasti a casa per cinque mesi senza ricevere un centesimo, mentre il direttore ci aveva promesso che saremmo stati pagati. Quando hanno riaperto, è stato ancora peggio: ho lavorato per due mesi senza ricevere un soldo. Dicevano di essere a corto di fondi e che non bastavano nemmeno per pagare l’affitto del locale. ©️ Izabel Cristina / Facebook
  • Sono stato licenziato così che un amico del mio capo potesse prendere il mio posto. Prima però, mi ha rifilato sei pratiche, tutte da consegnare entro venerdì. Mi è stato detto inoltre di continuare a presentarmi in ufficio fino a quando non avessi ricevuto il preavviso, e così ho fatto.
    Arriva il venerdì e mi hanno chiesto aggiornamenti sulle pratiche. Ho risposto che non le avevo ancora nemmeno cominciate. Poi i grandi capi si sono girati verso di me e una mi fa: “Ah, perfetto, e adesso cosa faccio?”. Ho risposto: “Non so, se vuole può licenziarmi.” ©️ Felipe Dias / Facebook
  • Il direttore dell’azienda in cui lavoravo ha tenuto una riunione con i dipendenti per annunciare che il loro manager diretto sarebbe stato licenziato. Motivo del licenziamento: era molto bravo, quindi aveva bisogno di “andare oltre” perché meritava di crescere e in azienda non avrebbe avuto molte altre opportunità. Non a caso visto che quel bravissimo manager — peraltro mio cognato — aveva tutte le carte in regola per essere promosso a... nuovo direttore. ©️ Barbara Quedas / Facebook
  • Un amico mi ha raccontato di essersi messo d’accordo con i suoi colleghi per andare in ufficio di sabato, così da poter sbrigare il lavoro in eccesso. Tutti si sono offerti di portare cibo e bevande, quasi come fosse una festa. Quel giorno il mio amico ha imparato il significato della parola “sarcasmo”. Lui infatti è stato l’unico a presentarsi e quindi ha dovuto lavorare tutto il giorno da solo. Per giunta senza nemmeno farsi pagare gli straordinari, dato che non erano previsti in caso di lavoro fuori dall’orario di ufficio. ©️ Eliana Honda Ouki / Facebook
  • Dopo tre mesi di lavoro in una multinazionale, hanno pensato bene di modificare il mio orario di lavoro da lunedì-venerdì a lunedì-sabato. Con paga extra, d’accordo, ma ero obbligato a lavorare nel fine settimana. Dopo due mesi mi hanno rimesso dal lunedì al venerdì, togliendomi la paga extra e facendomi però lavorare altrettanto! Dopo altri quattro mesi, mi hanno obbligato a fare il turno per tutta la settimana, dal lunedì alla domenica fino alle 22, pur sapendo che la sera dovevo andare all’università.
    In breve: ho mostrato loro una clausola del mio contratto che diceva che per cambiare l’orario di lavoro serviva l’accordo di entrambe le parti. Magicamente, hanno smesso di cambiarmi i turni. Gli altri dipendenti avevano paura di essere licenziati, quindi hanno continuato a lavorare senza aprir bocca. Io non avevo paura di essere licenziato, perché un lavoro del genere meglio perderlo che trovarlo. ©️ Theo Ramires / Facebook
  • Sono entrata in un’azienda come stagista e il mio capo — che aveva iniziato a lavorare nell’azienda solo tre mesi prima di me — ha detto alla direzione che non aveva bisogno di un’assistente, poteva fare tutto da solo. Tra l’altro, lui mi chiamava “assistente”, benché avessi lo stipendio da stagista.
    Passò un anno, fui assunta come telefonista e il capo non capiva come mai non riuscissi a svolgere ANCHE le mie mansioni di sua assistente. Le dissi che se non aveva intenzione di assumermi come tale, allora non era un mio problema. Mi ha urlato contro, dandomi dell’incompetente e minacciando tremende conseguenze per la mia sfacciataggine.
    Senza far caso alla sua sfuriata ho continuato a fare le mie cose. Alla fine il capo è stato licenziato perché era... incompetente. Il nuovo capo mi ha assunta subito come assistente e ha messo qualcun altro a rispondere al telefono. ©️ Janine Castro / Facebook
  • Una volta ho lavorato per due giorni presso una società di recupero crediti. Il primo giorno mi hanno dato un incarico facile. Il secondo, mi hanno fatto fare il training a una nuova ragazza per poi spostarmi ancora in un’altra posizione. Quando ho chiesto spiegazioni, il proprietario mi ha risposto: “hai studiato economia e non sai nulla di riscossioni?”.
    Lo guardai stupita per tutte le due ore in cui mi fece la ramanzina. Il giorno dopo gli mandai un messaggio per informarlo che mi ero licenziata. ©️ Elis Marina Gonçalves Brandão / Facebook
  • Quando ero giovane, fui assunta come cuoca in una casa. Il cibo e l’organizzazione della cucina erano di mia competenza, ma ogni volta che finivo il mio lavoro, il mio capo veniva a dirmi: “Puoi aiutare ’Mary’ a riordinare la casa?” o “Puoi dare una mano a ’Jane’ a sistemare i vestiti?”. E io rimanevo ad aiutarle.
    Finché un giorno dall’auto della figlia dei padroni si riversò olio su tutto il pavimento del garage. Allora la povera “chissà chi” andò lì armata di sgrassatore e spugna da cucina, per pulire. Il mio capo mi chiese di nuovo di aiutarla. Ho risposto con un secco “NO!”.
    Dissi che non ero stata assunta per fare le pulizie. La padrona di casa allora mi disse con arroganza: “Sapevo che non eri adatta a lavorare in casa mia”. Al che risposi: “No infatti, trovatevi qualcun altro da trattare come uno schiavo.” ©️ Laudiceia Silva / Facebook

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Anteprima del credito fotografico Felipe Dias/ Facebook
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