14 storie di persone la cui vita è cambiata dopo aver adottato dei bambini
Adottare un bambino è un processo lungo e complicato, in cui si mescolano grandi speranze e drastici cambiamenti nella vita quotidiana. C’è chi riesce sin dal primo momento a costruire una nuova famiglia con un legame di affetto vero e profondo, e c’è chi invece si impegna per anni a instaurare un buon rapporto, non sempre con successo.
Noi de Il Lato Positivo siamo convinti che chi decide di adottare un bambino non solo ha un cuore grande così, ma anche una bella scorta di coraggio e di pazienza. Tutto per un unico scopo: dare a un bambino l’opportunità di crescere in una vera famiglia.
1.
Mio fratello maggiore è stato adottato dai miei genitori. Tutti i loro amici, però, erano convinti che non sarebbero riusciti a tirarlo su come una persona normale, o persino che le cose sarebbero finite male, tutto a causa dei suoi GENI. Invece, mio fratello non solo si è laureato con lode, ma è anche una brava persona che so di avere sempre al mio fianco e che non mi fa mai mancare il suo appoggio e la sua sincerità. Provo moltissimo rispetto per quello che considero davvero come il mio fratellone. Geni o no, quello che fa differenza quando cresci è l’affetto che ricevi. © Overheard / VK
2.
Una mia cara amica, qualche tempo fa, ha deciso di adottare un bambino. Il processo è stato laborioso, ha richiesto un mare di documenti. Visto che il bambino da lei adottato era considerato “problematico”, io ho fatto da garante per la mia amica (in pratica garantendo che lei sarebbe stata in grado di badare al bambino, che aveva un reddito ed era emotivamente stabile). Sembrava che io fossi il solo a credere in lei, tutti gli altri pensavano che non ce l’avrebbe fatta: il bambino aveva solo 1 anno ed era fragile, oltre a mostrare segni di lieve ritardo mentale.
Quel bambino oggi ha 14 anni e vive in Montenegro con la sua mamma adottiva. Ha vinto un sacco di trofei sportivi ed è uno dei migliori studenti della sua scuola. La mia amica mi ha detto: “Tutto quello che gli serviva era l’affetto di una mamma!”. © Timofey Kryukov / Facebook
3.
Io e mio marito abbiamo provato per 8 anni ad avere figli nostri, finché ci siamo resi conto che l’unica opzione possibile era l’adozione. Volevamo adottare due bambini di 2 e 3 anni. Invece ci fu offerto uno di 6 anni, di cui ci venne raccontata la triste storia. Dapprima pensammo di rifiutare la proposta perché la sua storia era davvero terribile e non pensavamo di essere in grado di fare qualcosa per un bambino nella sua condizione mentale. Poi però abbiamo visto una sua foto e ci siamo resi conto di volerlo crescere come nostro figlio. Credetemi, l’immagine dava già l’idea di cosa avesse passato quel povero piccolo. Ma a quel punto, per noi, il suo passato non aveva importanza e nemmeno i suoi problemi emotivi. Sapevamo soltanto che quel bambino, ormai, era nostro figlio.
La storia però non finisce qui, perché volevamo adottare anche un secondo bambino. Cosa che si rivelò un po’ più complicata di come pensavamo. Ci venne offerto un bambino di 1 anno e mezzo, senza particolari problemi, sembrava dolcissimo. Però non lo sentivamo “nostro”. Il personale dell’orfanotrofio ci rimproverò, dicendo cose come “non siete qui per fare shopping e scegliere quello che vi piace di più!”, o peggio. Ma noi conoscevamo bene la sensazione. Il nostro primo figlio adottivo, pur con i suoi problemi, era “nostro”, lo sentivamo nel profondo. Alla fine ci offrirono un altro bambino, ma nemmeno con lui scattò quella sensazione. Allora ci diedero un ultimatum: o lui o nessuno. Noi rifiutammo. Non fu piacevole. Se non avessimo avuto successo col primo bambino, difficilmente ci avrebbero fatto rimettere piede in un orfanotrofio.
Poi il miracolo! Vidi la foto di un bambino in una comunità no profit e il mio cuore si mise a battere forte. Mostrai la foto a mio marito che mi guardò e disse: “è lui!”. Abbiamo penato per 6 lunghi mesi, finché siamo riusciti finalmente ad adottarlo. Da allora sono passati 10 anni e abbiamo affrontato momenti belli e brutti, alti e bassi, ma non abbiamo mai pensato di arrenderci, perché loro sono i nostri figli. Nostri al 100%. © mari.ar / Pikabu
4.
8 anni fa, i miei genitori adottarono un bambino di 4 anni. Tutti i soldi che avevano risparmiato per comprare un’auto nuova vennero spesi per le pratiche burocratiche e per comprare tutte le cose di cui il piccolo aveva bisogno. Mia madre lasciò persino il suo lavoro per prendersi cura di lui e aiutarlo ad ambientarsi. Tutti quanti ci impegnammo a fondo, ma nonostante questo non siamo mai riusciti a provare del vero affetto per lui. Ruba sempre qualcosa a casa o a scuola, dice bugie e non vuole studiare. Ha un carattere pigro e arrogante già adesso, chissà quando sarà più grande. Ma, soprattutto, non mostra rispetto per i miei genitori. Sono stati 8 anni davvero difficili, pieni di tensioni e di litigi. © Overheard / VK
5.
Abbiamo adottato una bambina di 8 anni, ma avevamo già un figlio nostro, all’epoca 13enne. Ma io non potevo avere altri figli, per questo optammo per l’adozione. Dunque, ci siamo rivolti ad un orfanotrofio e lì incontrammo questa bellissima bambina, i cui genitori erano morti in un incidente. Oggi ha 19 anni, ma non mi hai mai chiamata “mamma”. Va tutto bene con lei, però mi è sempre rimasta la sensazione di avere un’ospite in casa, più che una figlia e credo che lei stessa si senta ancora estranea. Tutto quello che prova per noi è gratitudine. Ma io vorrei che sentisse di essere nostra figlia, che si sentisse a casa sua. Ancora oggi non riesco a togliermi dalla testa le parole che mi disse 11 anni fa. Il nostro primo battibecco. Disse che lei i genitori li aveva già, e non eravamo noi. Ma non abbiamo mai smesso di volerle bene. © Overheard / VK
6.
2 dei nostri figli sono fratelli che prendemmo in affido per 3 anni, prima di adottarli definitivamente. Voglio essere onesta, ci sono momenti in cui sia io che mio marito ci siamo chiesti: “ma chi ce lo ha fatto fare?”. Non ci siamo comunque mai pentiti della nostra scelta. I due ragazzi non si ambientarono facilmente, ma col tempo e la pazienza tutto si è aggiustato. Entrambi si resero conto di essere al sicuro qui con noi, che nessuno li avrebbe puniti o trattati male per quello che avrebbero detto o fatto. Si resero conto di essere amati, insomma.
Detto questo, non è stato certo facile per noi, e ancora meno per loro. Adottare dei bambini già grandi abbastanza da ricordare tutto della loro vita precedente è davvero dura, specialmente quando si tratta di integrarsi nella nostra famiglia. Ma d’altra parte, tutti i bambini devono fare i conti con le difficoltà di diventare grandi, no? Non mi sono mai pentita di averli adottati, nemmeno una volta. Anzi, sono così grata per questa opportunità! © William Spencer / Quora
7.
Una mia amica ha adottato un bambina di 5 anni di nome Dasha e l’ha cresciuta da sola. Tutto andava per il meglio, finché un’insegnante impicciona pensò bene di rivelarle la verità (all’epoca la ragazzina era 14enne). Reagì molto male, accusò la mia amica di averle mentito e di ogni genere di cosa orribile, cominciò a scappare di casa e frequentare cattive compagnie. Si rivolse persino a un famoso programma in TV per aiutarla a rintracciare la sua madre biologica. E infatti, alla fine, la rintracciarono e non solo! Scovarono anche la sorella di Dasha che era stata, a sua volta, adottata da un’altra famiglia. La madre biologica aveva seri problemi e non volle nemmeno incontrare le due ragazze. La sorella disse che la sua unica vera famiglia era quella che l’aveva adottata e cresciuta. Alla fine, Dasha non perdonò mai la sua madre biologica per averla abbandonata e nemmeno la sua mamma adottiva per averle nascosto la verità così a lungo.
8.
La mia vicina di casa perse la sua unica figlia di 17 anni in un incidente stradale. Qualche anno dopo — aveva già 50 anni — adottò una bambina di 6 anni, Greta, che proveniva da un altro paese.
Greta mostrava disturbi emotivi e comportamentali, che col tempo si aggravarono. La mia vicina le provò tutte: psichiatri, terapie, medicinali. Ma Greta finì per scappar via di casa una prima volta quando aveva 14 anni, per poi riprovarci appena pochi mesi dopo. Ogni volta diceva di voler ritrovare la sua vera famiglia dalla quale, a suo dire, la mia vicina l’aveva “sottratta”. Greta insisteva molto su quella parola, consapevole di ferire i sentimenti della mia vicina.
A 16 anni, la ragazza sparì per oltre un anno finché la mamma adottiva ricevette una telefonata da un ospedale di un’altra città. Greta aveva partorito e 7 ore dopo se n’era andata senza il neonato. Aveva lasciato solo il nome e il numero di telefono della mia vicina.
Quest’ultima si ritrovò quindi, ormai 67enne, a crescere un neonato. Greta poi ricomparve e iniziò a minacciare la mia vicina per farsi ridare il figlio, salvo poi scomparire nuovamente per un paio d’anni, il tempo di abbandonare un altro neonato in un altro ospedale. La mia vicina ormai è vicina agli 80 anni e sta crescendo 2 bambini, entrambi a dir poco problematici. © jaimystery / Reddit
9.
La mia migliore amica perse la vita in un incidente, lasciando un figlio ancora molto piccolo. Io, allora, decisi di adottarlo. Mio marito aveva già due figlie, gemelle, dal suo primo matrimonio e aveva ottenuto la loro piena custodia. Le cose andavano bene, vivevamo tutti insieme come una grande famiglia felice e non sentivo mai di star crescendo i “figli di altre persone”. Almeno finché i miei genitori non iniziarono a darmi il tormento. “Perché stai crescendo figli non tuoi? Chi te lo fa fare? Devi partorire figli tuoi!”. Non solo, iniziarono a prendersela anche con i bambini chiamandoli “trovatelli” e dicendogli che per me erano solo un peso. Arrivarono a dirmi persino: “Non sono tuoi figli se non li hai messi al mondo tu!”. Da allora, ho praticamente interrotto ogni comunicazione con i miei genitori. Quando è troppo, è troppo.
I miei figli intanto sono diventati grandi. Una volta, ebbi bisogno di un trapianto di rene e tutti loro si fecero avanti per fare i test di compatibilità. Erano tutti pronti a donarmi un rene, senza che io lo avessi mai nemmeno chiesto. Alla fine, fu proprio una delle due gemelle a farlo. A quel punto, i miei genitori si pentirono e accettarono finalmente tutti e tre come loro nipoti. © Overheard / VK
10.
Mia sorella e suo marito non possono avere figli, e così hanno deciso di adottare una bambina. La piccola era molto timida e silenziosa. Quando la suocera di mia sorella l’ha vista ha cominciato a sbraitare dicendo “Grazie tante! Adesso devo tirare su la nipote di chissà chi, una trovatella, invece di una nipote del mio stesso sangue? Chissà da dove viene questa orfanella”. Sul momento, il marito di mia sorella ha cercato di giustificare sua madre. 5 anni dopo, la suocera ancora non riesce ad accettare la sua nipotina adottiva. Ogni anno, a Natale, compra regali solo per i bambini dell’altra sua figlia che lei chiama i suoi “veri nipoti”. Mia sorella, allora, ha smesso di rivolgere la parola alla suocera per proteggere sia la sua bambina che sé stessa.
11.
Ho adottato mia figlia quando aveva 4 anni. Oggi ne ha 33 e può vantare 2 lauree. Davvero una figlia stupenda! Una volta le ho chiesto: “Non ti mette a disagio l’idea di essere stata adottata?”. Lei mi ha risposto: “No, anzi, sono orgogliosa del fatto di essere stata scelta e cresciuta da questa famiglia”. Dopo di lei, ho avuto due figli miei, quindi ho 3 splendidi figli di cui vado fiera. © Erika Cirule / Youtube
12.
Una volta ebbi una discussione col mio figlio maggiore, lui aveva 14 anni. Nel bel mezzo della lite, lui pronunciò le parole che avevo sempre temuto di ascoltare, ovvero che noi non eravamo i suoi veri genitori e avrebbe preferito non essere mai stato adottato. Non ricordo bene cosa gli risposi, ma credo fosse poco più di un “lo so”. Onestamente, le sue parole e il suo comportamento mi ferirono, ma in un certo senso fui sollevat*, come se mi fossi tolt* un peso dalle spalle. Dopo quella lite, dormì per un paio di giorni a casa di un suo amico.
Poi però tornò a casa e si scusò per le sue parole e per essersene andato. Fece una lunga pausa, allora, come se fosse incerto su ciò che stava per dirmi. Finché, con le lacrime agli occhi, mi disse che era davvero pentito di quello che mi aveva detto, che non era vero e che era solo arrabbiato all’idea che noi non fossimo i suoi veri genitori. Odiava l’idea di essere adottato, tutto quello che avrebbe voluto era essere nostro figlio biologico. Mi spezzò il cuore sentirglielo dire. Lo rassicurai, e gli dissi che io provavo lo stesso sentimento. Non ci abbracciamo, restammo semplicemente seduti sul divano a guardarci con gli occhi pieni di lacrime. Quello fu un momento chiave nel nostro rapporto. Da allora, malgrado i normali alti e bassi della vita, il nostro legame si è fatto sempre più solido. © Ruth Alborough / Quora
13.
Ho tre figlie. La più piccola entrò nella nostra vita quando aveva 10 anni, invitata a casa nostra dalla mia seconda figlia per “dormire da noi”. Sono passati 13 anni da allora. La bambina ne aveva passate di tutti i colori, e io mi resi conto che avrei dovuto volerle bene senza aspettarmi nulla in cambio. Specialmente il suo affetto, o il sentirsi parte integrante della nostra famiglia. Prendermi cura di lei mi ha insegnato cose che non avrei mai immaginato di me stessa. Non fraintendetemi, adoro le mie figlie biologiche, darei la vita per loro, ma per la mia figlia adottiva nutro un affetto forse persino più profondo. Perché per i suoi primi 10 anni non aveva conosciuto affetto o sicurezza. Perché una parte di me vuole sempre farla sentire a suo agio, proprio come se fosse mia figlia. Per fortuna, le mie altre due figlie la pensano come me e sono perfettamente consapevoli di quanto io voglia bene a ognuna di loro. Ma quella bambina cambiò la nostra vita, probabilmente rendendoci più aperti e onesti. Oggi, il legame tra di noi più forte che mai. © Renee LaCoste Long / Quora
14.
Vorrei condividere la storia di un mio amico, Roman, che negli anni ’90 adottò un bambino. Roman faceva il camionista, era sposato e aveva già un figlio. Quando sua moglie andò in ospedale per partorire la loro seconda figlia, vennero a sapere che una ragazza aveva dato alla luce e poi abbandonato un neonato. Il piccolo non era in buone condizioni di salute, ma la moglie di Roman decise di allattarlo. Per legge, doveva essere condotto in orfanotrofio, ma trattandosi di un neonato gli fu permesso di prendersi cura di lui, almeno per un paio di giorni. Era l’inizio della primavera, le strade erano poco praticabili a causa del disgelo e tornare a casa fu un’impresa. Roman riportò a casa sia la sua figlioletta neonata che quel bambino abbandonato. Pensava che nel giro di qualche giorno le autorità sarebbero venute a prenderlo per condurlo in qualche istituto. Infatti si presentarono, ma il piccolo era gravemente malato e Roman ottenne una proroga per tenerlo qualche altro giorno lì a casa sua, finché non fosse guarito. Sua moglie, però, ormai si era affezionata al bambino e decisero quindi di avviare le pratiche per l’adozione.
Di recente, Roman mi ha raccontato che un suo vicino di casa impiccione rivelò tutta la verità al bambino, quando aveva solo 8 anni. Lui però reagì in modo inaspettato. Chiese conferma ai genitori adottivi e dopo qualche istante disse: “Beh, almeno ora ho capito come mai voi siete tutti biondissimi mentre io ho i capelli neri”.
Roman si era trasferito nella nostra città con tutta la sua famiglia, ma ora i suoi figli sono adulti, il maggiore si è trasferito nella capitale e la figlia si è sposata e ora vive in un’altra città con suo marito. Entrambi scrivono, telefonano e vanno a trovare i genitori regolarmente. Il figlio adottivo, invece, vive ancora con Roman e sua moglie, o meglio, vive nell’appartamento accanto al loro. Anche lui si è sposato e lavora come camionista, proprio come suo padre. Roman ha detto: “Sono grato per la mia vita, per mia moglie e per mio figlio. Non voglio nemmeno immaginare cosa ne sarebbe stato di lui se non l’avessimo preso con noi”. Ieri ho saputo che il ragazzo è diventato padre e ha chiamato la figlia Jane, come la madre adottiva. © Sibirskix / Pikabu
Conosci anche tu storie di persone che hanno deciso di adottare un bambino? Raccontaci tutto nei commenti.